Andrea Zanzotto
“Bisogna capire che salvare il paesaggio della propria terra é salvarne l’anima e quella di chi l’abita“. Queste parole sono di Andrea Zanzotto, un poeta veneto che davanti alle trasformazioni del paesaggio italiano del dopo guerra, ha provato dolore, ha scritto parole d’amore soprattutto per la sua regione in pieno boom economico.
Andrea Zanzotto – Luoghi e paesaggi – Bompiani 2013
Ho appena finito di leggere un suo libro appena pubblicato dalla Bompiani – Luoghi e Paesaggi. Una raccolta di testi inediti, da tempo irreperibili, sul paesaggio in cinquant’anni di impegno letterario. “Il Mondo costituisce il limite entro il quale ci si rende riconoscibili a se stessi, e questo rapporto, che si manifesta specialmente nella cerchia del paesaggio, è quello che definisce anche la cerchia del nostro io (..) d’altro lato il paesaggio è abitato non da uno soltanto, ma da innumerevoli cervelli ambulanti, da mille specchi diversi ma contigui che lo creano e che, a loro volta, da esso sono creati di continuo ..“.
Sono mille gli spunti, le analisi profonde di questo libro sul paesaggio italiano. Un mosaico di pensieri poetici e filosofici che indagano la complessità del “vivere” nel paesaggio e di come porsi davanti ad esso. “E sarà inutile ripetere che i paesaggi erano preparati, che attendevano l’occhio capace di vederli“. Come gli sfondi di quadri rinascimentali percepiti da molti come immagini di un mondo perduto, di un Italia scomparsa, Andrea Zanzotto suggerisce che “In qualunque sito (..) vi interferiscono di continuo ore, luci, stagioni, minuzie che ci fanno desolatamente sentire come nulla vi sia di stabile, dove tutto cambi anche se immoto ..” Come a dire che i secoli o le ore sono sempre in relazione alla percezione di un’istante, unico e irripetibile, anche se il paesaggio è mare, terra e cielo.
Questi luoghi idealizzati esistono ancora, sono le quinte della nostra vita, è solo una questione di “ore, luci, stagioni“. Vedere o vivere un paesaggio è come entrare dentro di esso, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Uno stato di grazia della nostra coscienza, in relazione con la natura e la storia dei luoghi, con l’eredità che i nostri avi ci hanno lasciato.” Mai perdere la prima impressione che ci ha commossi.” Un motto di Andrea Zanzotto che fa sempre parte del mio bagaglio di lavoro quando viaggio tra paesaggi.
[LUCA TAMAGNINI] 3 Giugno 2012
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