Costa ovest Sardegna
Dalla Nurra a Porto Paglia
I venti di Ponente, il maestrale compreso, sono venti generati dall’Oceano Atlantico, che dalla Francia si abbatte sulla costa ovest della Sardegna con tale violenza da generare a volte onde gigantesche. Una boa poche miglia al largo di Capo Caccia trasmette da anni informazioni sullo stato del mare. Questa boa detiene un record, ha più volte misurato onde che sfiorano i 20 metri, le più alte di tutto il Mediterraneo.
Costa della Nurra
Doppiato capo Falcone inizia la costa ovest della Sardegna e il suo primo tratto è quello della Nurra. Una costa quasi del tutto disabitata, se non fosse per l’Argentiera, un porticciolo che una volta era usato per l’imbarco dei materiali minerari. Ho fotografato una baia della Nurra che su Google Maps ha il nome di Cala Ebi Dozzi, un luogo accessibili solo attraverso una strada bianca, sconnessa, quasi da fuoristrada. Nessun edificio, casa, stabilimento balneare sulle spiagge. Un paesaggio costiero molto vario, dalla conformazione geologica complessa, franosa. Infatti la spiaggia si chiama “La Frana”.
Cala di Porticciolo
Porticciolo è una piccola cala con una spiaggia e una torre saracena. La roccia ha un colore ocra con sfumature quasi viola. La grande cala a fianco, infatti è chiamata Cala Viola. Su un pianoro che divide queste due insenature, lo sguardo spazia su un immenso tratto di costa ovest della Sardegna che va da Capo Argentiera a Punta Cristallo, il punto più alto del gigantesco promontorio di Capo Caccia. Ad ogni ora del giorno la bellezza del paesaggio può avere varianti inattese, ma qui è il tramonto a dare il massimo, può essere uno spettacolo indimenticabile. La Torre del Porticciolo si stava sbriciolando, poi come per incanto la ritrovai restaurata e pronta ad affrontare la furia del maestrale per altri secoli.
Capo Caccia
Capo Caccia è il punto terminale di un imponente promontorio di roccia calcarea. Il versante esposto al mare aperto è altissimo, di falesie a strapiombo e due isole. L’Isola Piana è la più grande, l’altra ha una grotta passante (Isola Foradada). La parte interna di questa penisola spettacolare è la grande baia di Porto Conte. L’unica rada sicura di questa costa ovest della Sardegna dove rifugiarsi dalle tempeste, con spiagge bellissime, rovine archeologiche di una villa romana e una marina per piccole imbarcazioni. Per saperne di più vai all’articolo “Foto Alghero” su questo blog.
Scogliera Le Croci
Oltre Alghero, verso sud, la costa ovest della Sardegna diviene nuovamente deserta e disabitata. Una strada litoranea molto panoramica porta a Capo Marargiu e poi a Bosa. Dalla strada non ci sono molti punti di accessi al mare e a spiagge. Ho navigato questa costa qualche anno fa in un mare immobile. Da Alghero a Bosa sono molte miglia di mare senza un ridosso, un porto dove salvarsi dal mare grosso. Ho scoperto un luogo molto particolare per la colorazione delle rocce. “Scogliera Le Croci” è il suo nome (in sardo “Sa Mesa de S’Attentu”). Un paesaggio costiero sardo davvero insolito. Una terrazza sul mare con piscine poco profonde è accessibile solo dal mare. Impensabile poter sbarcare su questa scogliera con un mare anche leggermente increspato, che da queste parti succede poche volte l’anno.
Torre Argentina
La diversità della conformazione rocciosa di questa costa ovest della Sardegna, nei pressi di Torre Argentina, mi ha lasciato di stucco. La torre saracena è l’unica costruzione umana in questo primordiale paesaggio sardo. Dai calcari bianchi di Capo Caccia ora il colore delle rocce ha tinte cenere con sfumature verdognole e varianti terrose, giallicce. Sono dei tufi, (igninbriti) rocce vulcaniche generate da eruzioni esplosive piroclastiche. Levigate dal mare e dal vento queste masse rocciose hanno forme smussare, arrotondate e sembrano, in alcuni punti, delle onde pietrificare. Alcune piccole spiagge sono facilmente raggiungibili e bene inserite in questi scenari rocciosi spettacolari. Una Sardegna sul mare diversa, insolita ed inaspettata.
Grifoni
A Capo Marargiu ho visto i Grifoni, i grandi avvoltoi europei dati per sicura estinzione qualche decennio fa. In certi luoghi del pianeta il paesaggio è fatto anche dalle creature che lo popolano. In Sardegna i fenicotteri caratterizzano ogni stagno costiero. Ma esistono altre creature più rare che riescono ad imprimere al paesaggio la propria presenza. Sono i grifoni, gli avvoltoi dall’apertura alare grandiosa. A Capo Marargiu tra Bosa e Alghero, la sagoma di questi grandi uccelli mi ha sorpreso. Li ho visti lungo la scogliera del Capo e dall’altopiano. Dopo averli visti una volta, alti nel cielo, o bassi sullo sfondo del mare, al paesaggio vi sembrerà che manchi qualcosa, la loro presenza o la loro assenza si farà sempre notare. Notizia molto recente! Ben 34 piccoli Grifoni sono nati nel 2019 in Sardegna. Leggi l’articolo “Cresce la colonia di Grifone in Sardegna!“ sul sito dell’Associazione ecologista GRUPPO D’INTERVENTO GIURIDICO
Bosa
Siamo ormai giunti sulla costa di Bosa. Una città marina ma che non sta sul mare. Si trova risalendo il fiume Temo. I paesaggi costieri a sud di bosa hanno spiagge con uno sfondo antropizzato di case e casette che terminano con il piccolo centro urbano di Porto Alabe. La Sardegna torna selvaggia a Torre Columbargia e oltre gli Isolotti Corona Niedda le spiagge diventano più rare e poco agibili. Una costa alta e franosa che ho esplorato in barca e sorvolato con l’elicottero.
Punta Foghe
Bosa è ormai lontana. La costa si fa alta e complicata da navigare. In gommone è stato un’esplorazione difficile. Molte secche non mi hanno permesso di sbarcare a terra dove poter piazzare il cavalletto per realizzare qualche fotografia di questi incontaminati paesaggi costieri. Da terra invece esiste un luogo che merita la passeggiata: Punta Foghe. Una foce con una torre saracena a guardia di un profondo canyon. Ma il bello deve ancora venire. Poco più a sud, a Capo Nieddu, si può ammirare uno spettacolo che avviene solo in inverno e solo dopo abbondanti piogge. Da queste falesie basaltiche si formano alcune cascate che precipitano in mare. Ecco un paesaggio costiero sardo tra i più difficili da fotografare.
Cascata di Capo Nieddu
La Cascata di Capo Nieddu è una fotografia che ho realizzato nel 2018 appositamente per mio libro Italia Paesaggio Costiero. Molti la vengono a cercare nei mesi estivi e ne rimangono delusi. La cascata si manifesta solo in inverno e solo dopo una stagione molto piovosa. Mi sono precipitato sulla costa ovest della Sardegna come ho avuto la certezza di trovarla. Tutto merito di un agriturismo che esiste da qualche anno a due passi dalla cascata. Non so quante volte ho telefonato alla gentile proprietaria del Country Resort Capo Nieddu. Come ho avuto conferma che la cascata si era formata, ho preso un aereo e sono stato loro ospite. Uno spettacolo del genere nel Mediterraneo è una vera rarità. L’anno prima aveva piovuto poco e la cascata non ha avuto acqua sufficiente per dare spettacolo.
Italia Paesaggio Costiero
Doppia pagina del libro fotografico Italia Paesaggio Costiero della Cascata di Capo Nieddu nelle ultime luci dopo il tramonto.
Basalti colonnari di Capo Nieddu
In questo lungo tratto di falesie a picco sul ma, tra Punta Foghe e Capo Nieddu, la costa ovest della Sardegna ha un monumento geologico eccezionale da rivelare: sto parlando dei basalti colonnari di Capo Nieddu. Uno spettacolo di una natura primordiale che ho potuto ammirare e fotografare quando stavo realizzando il mio libro fotografico sul paesaggio costiero della Sardegna nel lontano 2009. Una foto che poi non ha trovato spazio nel libro. Avevo solo 300 pagine per il lunghissimo e meraviglioso periplo sardo. Sto lavorando alla nuova edizione di SARDEGNA PAESAGGIO COSTIERO e spero che questa volta i basalti colonnari di Capo Nieddu li possa pubblicare in un grande doppia pagina.
S’Archittu
Dai neri basaltici si passa alle rocce bianche di di S’Archittu, l’arco naturale di questa costa ovest della Sardegna. Brutti agglomerati di case (Santa Caterina, S’Archittu e Torre del Pozzo) hanno alterato questo breve tratto di costa di rocce spettacolari e molto scenografiche. L’arco naturale sul mare di S’Archittu è un paesaggio costiero molto ammirato ed anche molto pericoloso quando le onde di maestrale lo travolgono. La scogliera sul mare non è alta abbastanza per tenere al sicuro i visitatori. Durante una tempesta di maestrale, un giovane fotografo sardo ha perso la vita nel 2019 per colpa di un onda. L’UNIONE SARDA – Articolo dell’incidente
Penisola del Sinis
Capo Mannu
Il promontorio di Capo Mannu è uno sperone roccioso molto conosciuto dai surfisti. Siamo sulla costa ovest della Sardegna, nel Sinis. Il Mar di Sardegna genera onde ideali per fare il surf. Come le previsioni meteo annunciano tempesta di ponente si propaga nel web un tam tam gioioso. Per chi ama surfare le onde, le tempeste non evocano più terrore e paura, ma gioia e voglia di stare insieme. Ho assistito in un giorno di festività pasquali alla temerarietà di questi ragazzi provenienti da tutta la Sardegna, dall’Italia e dal nord Europa. Capo Mannu è per loro un luogo sacro, si dice che è il più bel posto del Mediterraneo dove fare surf da onda.
Isola di Mal di Ventre
Questa isoletta piatta e piena di uccelli l’ho esplorata molto bene in diversi periodi. Ci sono passato sopra in elicottero un paio di volte. Nel 1992 ci andai per le riprese di uno scavo archeologico subacqueo. Nelle acque tra la Penisola del Sinis e l’Isola di Mal di Ventre fu scoperto una nave romana del I sec. a.C.. Su un fondale di 30 metri gli archeologi recuperarono un carico molto particolare del relitto. Nel Museo di Cabras (vedi didascalia foto) vi sono esposti i reperti. Molto interessante la storia dei lingotti di piombo recuperati. Sono serviti per importanti esperimenti scientifici. Per saperne di più – Museo Civico Giovanni Marongiu Cabras Sala Relitto di Mal di Ventre
Isola di Mal di Ventre, recupero del carico di piombi dal relitto di una nave romana del I sec. a.C. / Luca Tamagnini (fuori catalogo)
Isola disabitata
Per quel lavoro abbiamo vissuto in barca per qualche giorno. Invece che tornare in porto, la sera finite le riprese, ci mettevamo in rada all’Isola di Mal di Ventre. Un luogo bellissimo, alcune sue spiagge incantevoli. Viverle al tramonto in totale solitudine un ricordo piacevolissimo. L’Isola non è abitata, ma ha un ricovero di pastori. A primavera è verdissima, rigogliosa, è adatta al pascolo Un pastore fino a qualche decennio fa, portava in barca il suo gregge. Oggi da diversi anni è un’Area Marina Protetta. Vi ho realizzato le foto di un libro insieme a Folco Quilici, Egidio Trainito e Raniero Massoli Novelli.
Tharros
Il suo punto più a sud è il promontorio di Capo San Marco, una stretta striscia di terra con il mare ai due lati. Due torri, un faro, le rovine archeologiche di una antica città, sono presenze in perfetta sintonia con il resto. Quello che negli anni è emerso dal terreno sono gli ultimi resti, quelli romani, di una città che aveva origini molto antiche. Si tratta di Tharros, un centro prima fenicio e poi punico-cartaginese. Dovunque si scavi ne emergono tracce urbane, necropoli, insediamenti a strati delle varie epoche. Anche in mare, quando le mareggiate muovono la sabbia dei bassi fondali delle spiagge di Capo San Marco, appaiono resti di banchine di quelli che una volta erano i moli di attracco.
Dune e Spiaggia di Piscinas
Piscinas è un fiume che sfocia sulla spiaggia con grandi e alte dune di sabbia finissima. Gli edifici di una colonia estiva per i figli dei minatori è oggi un albergo sulla spiaggia (Hotel Le Dune). Questo piccolo deserto è frequentato dai cervi. Un cervo endemico della Sardegna e della Corsica. Una foto che non sono mai riuscito a realizzare. Un paesaggio costiero con un grande erbivoro tra le dune e il mare è immagine di grande valore naturalistico. La fitta macchia mediterranea nasconde e rende la presenza dei cervi quasi invisibile. Le dune invece svelano le orme, ne certificano la presenza. Con un buon nascondiglio panoramico e un potente teleobiettivo la foto è assicurata. Ma non sono stato fortunato. Basta qualche presenza umana lontana per non farli uscire allo scoperto.
Scoglio Nido d’Aquila
Non è stato facile fotografare lo Scoglio Nido d’Aquila nei pressi del Porto di Buggerru. Un paesaggio di questa costa ovest della Sardegna che non avevo mai fotografato. La colpa di questo disinteresse è il vicinissimo porto di Buggerru. Dal cielo è un pugno in un occhio. Inoltre è stato uno di quei casi che è finito su “Striscia la Notizia“. Il porto è stato progettato e costruito in maniera sbagliata. Sono ormai diversi anni che è inutilizzabile. La bocca di accesso al porto si è insabbiato e i moli sono diventate delle spiagge.
Cala Domestica
Oltre il porto di Buggerru, verso sud questa costa ovest della Sardegna diventa imponente e grandiosa. Siamo nelle zone minerarie dell’Iglesiente. Pochi e abbandonati resti di insediamenti umani avevano esclusivamente funzioni minerarie. Grandi scogliere con rocce dalla geologia complessa: il granito si ferma a Capo Pecora, subentrano i calcari, gli scisti …. il colore delle rocce è multiplo. Ma esiste un luogo che spezza questa selvaggia e poco accessibile scogliera, è la profonda insenatura di Cala Domestica con le sue due spiagge accoglienti in un mare riparato, calmo e poco profondo. La cala rende più agibile e praticabile l’accesso al mare e più godibile lo spettacolo di questo paesaggio.
Pan di Zucchero
Subito dopo Cala Domestica ecco il Pan di Zucchero che nessuna dolcezza esprime, anzi questa isola evoca scenari primordiali, un desolato spettacolo di scontro tra gli elementi naturali. Tra la scogliera della costa poco distante e le sue pareti a strapiombo, il mare si agita senza nessun ordine e regolarità, l’energia delle onde sembra per sempre qui imprigionata, che come in un gioco di specchi ne riproduce forza e frequenza all’infinito.
Masua
Porto Flavia
A Masua, esiste una galleria che finisce sul mare; questa caverna artificiale a picco sul mare si chiama Porto Flavia. Un porto senza banchine, molto alto sul livello del mare, scavato nella roccia, che negli anni venti ha risolto il carico sulle navi dei minerali di tante miniere dell’Iglesiente.
Prima di questa geniale soluzione per il trasporto dei minerali, siamo nel 1925, le operazioni di carico erano molto complesse. L’unico porto della zona, allora, era Carloforte sull’Isola di San Pietro. Dalle miniere i minerali venivano caricati a mano su piccoli velieri a vela latina sulla spiaggia di Masua. I velieri erano chiamati “bilancelle” e dalla Spiaggia di Masua portavano il carico a Carloforte, dove si trovavano i magazzini. Da qui sempre a forza di braccia dei “portatori di coffe” avveniva il secondo carico nuovamente sui velieri e da questi ai vapori di grosso tonnellaggio con un sistema di passamano sempre con “coffe”. Allora il porto di Carloforte non aveva banchine con pescaggio sufficiente per l’attracco di grandi navi.
Cesare Vecelli è l’ingegnere veneziano che progettò Porto Flavia. Dirigente di una società mineraria belga, ebbe l’idea di Porto Flavia grazie all’osservazione da casa sua del mare tra l’isola di Pan di Zucchero e Masua. Un tratto di costa ben riparato dai venti dominanti. Fece scandagliare il fondo marino per avere la certezza della profondità necessaria ai vapori di allora. Ordinò anche ad un comandante di un vapore a pieno carico in partenza da Carloforte, di passare e manovrare in quel tratto di mare.
Porto Flavia è un capolavoro dell’arte mineraria moderna. Una complessa struttura scavata nella roccia con due tunnel orizzontali, sovrapposti, collegati da immensi silos dove venivano stoccati i materiali estratti nelle miniere circostanti. Vagoni su binari a scartamento ridotto, tapis roulant e un grosso tubo di metallo, caricavano direttamente nelle stive delle navi grandi quantità di materiali minerari in poco tempo. Le navi si potevano attraccare sotto Porto Flavia grazie ad un sistema di boe ancorate sul fondo del mare. Pare che in quel fondale si trovino ancora i resti del grande “tubone” con doppio snodo cardanico capace di caricare i minerali anche con un rollio del mare molto intenso.
Porto Paglia
Qui si faceva la tonnara fino al 1973. La Tonnara di Porto Paglia è la più antica tonnara della Sardegna. Era attiva già prima del 1600. Gli edifici della Tonnara sono oggi case vacanza. Una torre Saracena presidia la baia e la tonnara. Le sue condizioni sono al limite. Troppo esposta e troppo vicino al mare. L’erosione l’ha trasformata in un rudere pericolante. Immagine simbolo della travolgente forza del vento di Maestrale.
Antica Casa del pescatore
Vicino alla torre di Porto Paglia in un punto più riparato si trova un piccolo edificio che è conosciuto come “antica casa del pescatore”. Si tratta di un mini cantiere immerso in un basso fondale che serviva alla tonnara per la manutenzione delle barche per la pesca del tonno. Due paranchi, ancora attivi, servivano a sollevare le imbarcazioni e fare quei lavori che consistevano soprattutto nel “calafatare” le chiglie, rendere stagne le giunzioni di legno con il catrame. Ho scritto un articolo sul libro fotografico di Francesco Zizola sulle tonnare ancora attive su questo tratto di costa.
Gonnesa, Porto Paglia, Antica Casa del Pescatore (ex-chiesetta tonnara) / Luca Tamagnini Catalogo 2020-005
Tonnara di Porto Paglia, oggi trasformata in residenze turistiche / Luca Tamagnini Catalogo 2015-013
Continua il mio periplo sardo!
Vai all’articolo: Costa sud della Sardegna.
Articolo precedente: Costa nord della Sardegna.
Articoli coste della Sardegna
Cataloghi Foto Mare
Articoli correlati
Grande libro fotografico di Luca Tamagnini ITALIA PAESAGGIO COSTIERO in vendita sul sito dell’editore Photoatlante