Foto artistiche
Fotografia e arte
Quando una fotografia è artistica? Le foto artistiche in che misura differiscono da quelle normali? Rispondere a queste domande implica una conoscenza approfondita della storia della fotografia e dimostrano quanto fotografia ed arte siano materia spinosa e molto discussa. Per chi si occupa di arte contemporanea, per chi studia i linguaggi che l’umanità ha creato da quando ha iniziato a riprodurre segni, le fotografie artistiche o quelle realizzate per scopi e motivi più diversi, sono una complessa grana.
Luca Tamagnini / Acitrezza I Ciclopi, 2018 / 140 x 70 cm
David Campany
Un nuovo libro di David Campany (Sulle fotografie – Einaudi 2020) mi aiuta a provare a chiarire alcuni aspetti, non certo a rispondere alla domanda quando una fotografia diventa artistica. Per Campany esistono due vie per arrivare ad una possibile classificazione. La prima è quella di foto artistiche che fanno il verso alla pittura, immagini convenzionali che non sorprendono, ma in esse si nasconde una certa follia, un inganno, perché daranno anche l’impressione di soddisfare bisogni e aspettative artistiche della pittura figurativa, ma lo faranno anche senza bisogno dell’artista, perché il fotografo non è un pittore, non ha il controllo assoluto dell’immagine che crea. Il soggetto fotografato ha vita sua, esiste a prescindere dall’immagine che il fotografo ha deciso di riprodurre.
Parole ed immagini
La seconda via è quella che le fotografie hanno bisogno delle parole per essere percepite, da sola l’immagine non ha nessun motivo di esistere, non ha funzione e scopo. Ed ecco un elenco di David Campany di come le parole accompagnano le foto: slogan pubblicitari, didascalie delle foto giornalistiche, il racconto agli amici sulle istantanee di un viaggio turistico, le foto segnaletiche del sistema legale ed infine quello che più ci interessa per questo articolo sulle fotografie artistiche: la dichiarazione di intenti dell’artista fotografo, il concept di un progetto fotografico.
Viaggio nelle fotografie
È questo testo a dare alle fotografie un valore artistico? O è la fotografia che fa il verso alla pittura ad essere artistica? Il libro di David Campany non risolve il dilemma, ma usa la seconda via, quella delle parole che accompagnano la foto per fare un viaggio nelle fotografie. Il libro è infatti una selezione di foto ed ogni fotografia a piena pagina ha accanto un testo da lui scritto.
«In questo senso, è un libro che riguarda non tanto cosa pensiamo delle fotografie quanto come pensiamo a esse; e non tanto le intenzioni dei fotografi quanto cosa capita quando guardiamo. Sulle pagine che seguono, troverete piú di cento fotografie e testi. Le immagini non illustrano una tesi scritta, e il testo scritto non è una guida alla visione, ma insieme possono farvi avvicinare alla follia.»
David Campany – Sulle fotografie – Einaudi 2020
Andrea Gusky, Salerno, 1990. Doppia pagina del libro di David Campany: Sulle fotografie, Einaudi 2020.
Immagini artistiche
Alcune fotografie dal libro “Sulle Fotografie” di David Campany
Toshio Shbara, Nikko City Tochigi Prefecture, 2013
Saul Leiter, Cafè Paris, 1959
Mishka Henner, Coronado Feeders Dalhart Texax, 2012
Luigi Ghirri, Versailles, 1985
Guy Bourdin, Charles Jourdan ad campaign, 1977
Germaine Krull, Ritratto di Walter Benjamin, 1925
La recensione che mi è piaciuta di più del libro di David Campany “Sulle fotografie” è di Marco Belpoliti su doppiozero.it
Arte e fotografia
Esiste un altro libro di David Campany che cerca di indagare le diverse sensibilità che accompagnano la fotografia nelle sue molteplici applicazioni artistiche. Questo libro è ARTE E FOTOGRAFIE (Phaidon 2006).
«Verso la metà degli anni ’60 del Novecento, i molti artisti che avvertono la necessità di allargare i propri orizzonti per rispondere ai sempre più rapidi cambiamenti in atto nel mondo e alle modalità della loro rappresentazione, trovano nel mezzo fotografico lo strumento per tradurre in pratica le proprie aspirazioni. A partire da quegli anni i grandi movimenti artistici si sono interrogati, in maniera più o meno esplicita, sulla natura del rapporto che lega l’arte alla vita quotidiana; e spesso l’interrogativo ha assunto una forma fotografica. Perché? Perché la fotografia è un mezzo quotidiano, che si è conquistato un ruolo nell’arte proprio grazie alla sua natura profondamente versatile che è anche la vera ragione delle sue potenzialità, del fascino che esercita sugli artisti, della straordinaria capacità di rinnovarsi e rigenerarsi.»
Copertina del libro Arte e Fotografia a cura di David Campany edito dalla Phaidon [Foto di copertina di Luigi Ghirri Atelier Morandi 1987]
Le Culture della Natura
Anche in questo libro David Campany non fa nessuna pedante classificazione di generi fotografici, di “fotografi d’arte”, di “artisti fotografi” di “artisti che fanno uso della fotografia” e di “fotografi”. Trova una maniera di organizzare le fotografie artistiche in otto grandi gruppi. Quello che più mi ha interessato è “Le Culture della Natura“.
«Il progresso tecnologico, la diffusione di una coscienza ecologica, la mercificazione della terra e l’ulteriore separazione tra vita urbana e natura sono tutti fattori che hanno spinto fotografi e artisti, spesso sostenuti da un sentito impegno politico, a ripensare il senso della natura e del nostro rapporto con essa.»
David Campany – Arte e fotografia – Phaidon 2006
L’influenza della fotografia
Fin qui David Campany mi ha dato una mano ad entrare nella fotografia contemporanea in punta di piedi senza troppo osare su cosa siano veramente le fotografie artistiche. Ma questa difficoltà tra parole e immagini viene da più lontano ed ha connotazioni molto più complesse, materia per chi ha una buona cultura di storia dell’arte moderna e non solo. Da qui la riflessione teorica sulla fotografia sconfina in ambiti ancora più affascinanti e nuove letture critiche mi hanno svelato implicazioni sorprendenti tra fotografia e arte moderna e contemporanea.
Nuove visioni
La fotografia ha scatenato una reazione di lunga durata, ha condizionato un dibattito non ancora concluso, ha travolto in varie ondate ogni ambito artistico e culturale. Il primo a imporre la discussione sulla fotografia su un piano prettamente filosofico, estetico ed artistico è stato Walter Benjamin. Qui mi viene in soccorso un altro libro appena uscito: NUOVE VISIONI – I grandi libri della fotografia – Contrasto 2020. Diversi autori, tutti italiani, parlano di sette libri classici imperdibili della storia della fotografia. A questo link la recensione di Michele Smargiassi del libro.
«Nuove visioni raccoglie gli approfondimenti su alcuni libri che hanno fatto la storia della fotografia. Si tratta di titoli, autori, idee che sono sempre attuali e che indicano nuove visioni, aprono a nuove scoperte.»
Dal sito dell’editore contrastobooks.com
Walter Benjamin
Il primo libro trattato è quello di di Walter Benjamin; L’OPERA D’ARTE NELL’EPOCA DELLA SUA RIPRODUCIBILITÀ TECNICA del 1931. Il libro è anche conosciuto come PICCOLA STORIA DELLA FOTOGRAFIA, il titolo del saggio che Walter Benjamin scrisse su commissione per una rivista tedesca. A occuparsi di Benjamin è Claudio Marra, docente universitario di Storia della fotografia a Bologna.
Claudio Marra
Claudio Marra in poche pagine ben scritte e di facile lettura, ci aiuta a capire il complesso saggio sulla fotografia e l’arte di Walter Benjamin. La materia come dicevo sopra è molto complessa, proverò qui, a fare una sintesi sul perché la fotografia è così importante nel mondo dell’arte e di quanto Walter Benjamin sia stato in grado con il suo libro di far diventare le fotografie artistiche delle protagoniste dell’arte contemporanea dei giorni nostri. In questo primo capitolo del libro Claudio Marra collega Walter Benjamin a Marcel Duchamp.
Marcel Duchamp
Quasi vent’anni prima dell’articolo di Benjamin era stata concepita la prima opera d’arte che sconvolgerà l’arte moderna: Roue de bicyclette (1913) di Marcel Duchamp. Perché quella ruota di bicicletta è un’opera d’arte? Cosa ha fatto l’artista per trasfigurare un banale pezzo industriale in arte? Pochissimo: gli ha dato un titolo, l’ha firmata, ha reso stabile la ruota e la forcella di bicicletta fissandola ad uno sgabello ed infine ha trovato un gallerista che esponesse l’opera. In realtà è come se avesse esposto una fotografia di un oggetto qualunque fotografato. La seconda opera di Duchamp fu ancora più scioccante perché espose un orinatoio capovolto a cui diede il titolo di Fontana (1917). In poche parole Duchamp ha deciso di rompere con il mondo dell’arte di allora, di mandare un messaggio ironico e di rottura a tutti gli artisti di allora. Un messaggio molto semplice, del tipo… “che senso ha fare ancora arte figurativa pittorica se esiste già uno strumento incredibile come la fotografia”. Forse sto esagerando, ma è indiscusso che la fotografia, direttamente o indirettamente ha costretto molto artisti a fare i conti con il suo iperrealismo, con la sua potente tecnologia figlia della rivoluzione industriale.
Fotografia come metafora dell’arte contemporanea
Consiglio la lettura di un’intervista recente a Claudio Marra su Artribune. L’intervista è un dialogo, in cui determinate domande, rimandano ad altrettanti quesiti sui valori di artisticità della fotografia contemporanea. Secondo Marra sono due i riferimenti di questo dialogo sulla fotografia: l’esperienza e la forma. L’esperienza è il contesto dell’atto fotografico di chi è coinvolto, non solo l’artista fotografo, ma tutto quello che la foto ritrae, modella o paesaggio che sia. La forma è la fisicità della fotografia, cosa diventa quella foto… un’immagine proiettata, stampata, ingrandita, replicata, ritoccata, ricomposta… perché per lui la fotografia è una metafora dell’arte contemporanea.
Susan Sontag
Vorrei finire questo discorso sulle fotografie artistiche, con il libro SULLA FOTOGRAFIA di Susan Sontag del 1977. Un libro che ho letto e che ogni volta che ci ritorno sopra, mi sembra di scoprire nuovi ambiti, concetti, a volte anche contradditori. Susan Sontag scrive anche di antropologia, da alla fotografia ruoli sociali… quasi una predizione se pensiamo a come oggi i cellulari e le loro foto vengono utilizzate, di come siamo diventati tutti fotografi ed insaziabili divoratori di fotografie. Una lettura importante che ha condizionato molti fotografi e che condiziona ancora oggi tanti artisti che hanno scelto la fotografia come strumento concettuale, esperienziale e formale.
Ansel Adams
Nel 2020 quasi un milione di dollari per una sua foto
Ansel Adams, The Grand Tetons and the Snake River, Grand Teton National Park, Wyoming, 1942
La fotografia che pubblico qui sopra è stata venduta all’asta per quasi un milione di dollari nel mese di dicembre del 2020. L’autore è Ansel Adams, ed è un record per la sua opera. Ansel Adams è il fotografo di paesaggio della natura selvaggia dell’America. La sua opera ha un grande valore culturale, perché i suoi paesaggi naturali incontaminati degli anni ’30 e ’40 del secolo scorso sono state le prime immagini “manifesto” delle prime associazioni in difesa della matura. Oggi le sue opere sono considerate tra le prime fotografie artistiche della storia dell’arte americana, anche se l’autore era mosso non tanto da fini artistici quanto da una battaglia per la conservazione della natura. Ho scritto un articolo sulla fotografia di paesaggio su questo sito.
Notizia presa da questo sito: hypebeast.com
Immagini artistiche
Alcuni artisti fotografi tra i più quotati nel mercato dell’Arte Contemporanea
William Eggleston, Memphis, c. 1969
Weegee, The Critic, 1943
Robert Mapplethorpe, Lisa Lyon, 1980
Robert Frank, Trolley New Orleans, 1955
Nan Goldin, Thanksgiving, 2007
Massimo Vitali, Rosignano Solvay, 1995
Jeff Wall, The Well, 1989
Francesca Woodman, Self deceit 1, Rome, Italy, 1978
Cindy Sherman, b. 1954, Untitled Film Still 48
Andreas Gursky, 99 Cent, 1999
Fine Art
Dopo questo lungo preambolo su arte e fotografia, mi sembra giusto portare questo articolo su questioni più materiali e formali legati al termine Fine Art, che da qualche anno si aggiunge alla foto quando questa ha velleità artistiche.
Foto Fine Art
Foto Fine Art , oggi, è il nome più comune per identificare le foto artistiche. In realtà il termine Fine Art print proviene dal mondo dell’arte tradizionale, delle stampe antiche realizzate soprattutto con le tecnica di incisione su legno. L’artista incisore produceva una matrice per riprodurre su carta più esemplari. Stiamo parlando della stampa al torchio detta xilografia. Nel mondo della fotografia artistica contemporanea in realtà si usa il termine Fine Art soprattutto per il tipo di stampa utilizzata e non per definire foto artistiche.
Fine Art Print
Fine Art print è un termine che si iniziò ad usare nel mondo della fotografia quando apparve la stampa a getto d’inchiostro (inkjet). Per differenziare le nuove tecnologie digitali dalla stampa fotografica tradizionale ai sali d’argento, si ritornò ad un termine antico che aveva in comune solo l’inchiostro.
Prime foto artistiche in grande formato
In realtà quasi un decennio prima dell’avvento della stampa inkjet, il mondo della fotografia fu rivoluzionato da un’altra tecnica di stampa molto usata per le prime foto artistiche in grandi formati. Tra l’altro furono stampate con questa tecnologia, le prime foto artistiche a colori che ebbero quotazioni considerevoli nel mondo dell’arte. Lambda è il nome di questa tipologia di stampa.
Stampa Lambda
Si tratta di una tecnologia che stampa una foto digitalizzata ad altissima risoluzione grazie a puntini luminosi (laser) che impressionano la carta fotografica ai sali d’argento (fotografia analogica tradizionale). Fu inventata nel 1995 dalla Durst di Bressanone (Alto Adige). Un’azienda che prima di inventare la stampante Lambda produceva ingranditori per camere oscure. L’ingranditore è un proiettore di luce montato su una colonna verticale che impressiona l’immagine di un negativo o di una diapositiva, su un foglio di carta fotografica ai sali d’argento. Per questo tipo di stampa mi servo da uno stampatore tedesco: White Wall. Su Roma un ottimo laboratorio che stampa con Lambda è Graphocolor.
Grandi formati
La Stampa Lambda fu una rivoluzione soprattutto per i grandi formati che riusciva a produrre e per l’uso del colore. Prima della Lambda stampare in camera oscura con gli ingranditori una grande fotografia di un metro quadrato era estremamente complicato e i risultati, soprattutto nel colore, deludenti. La stampa Lambda invece usava bobine di carta fotografica oltre il metro di lunghezza e il controllo dei toni e delle correzioni cromatiche venivano processati da un computer.
Stampanti inkjet
Quando arrivarono sul mercato le prime stampanti Inkjet si dovette trovare un termine nuovo, e lo si prese dalle stampe antiche che usavano inchiostri. Ink in inglese è inchiostro, jet è lo “spruzzo” la gocciolina di colore spruzzata su carta. In realtà in un primo momento fu preso in prestito dalla lingua francese la parola “gicleur” (ugello) per dare un nome alle stampe fotografiche a getto d’inchiostro.
Giclée print
“Giclée print” è ancora molto usato tra i collezionisti di fotografie e gallerie d’arte. Gli ugelli sono le piccolissime gocce di colore che una stampante a getto di inchiostro usa per stampare una foto digitalizzata.
Stampa e carta Fine Art
La stampa e la carta Fine Art sono i due elementi che determinano una fotografia di alta qualità. Foto Fine Art è quindi il termine più usato per opere fotografiche stampate a getto di inchiostro e indirettamente per le foto artistiche. Il motivo è semplice: la qualità eccezionale raggiunta da questa tecnologia e l’ampia scelta di carte di notevole pregio su cui stampare. Il fattore cromatico è legato agli inchiostri che la stampante inkjet utilizza. Non tanto per l’elevata risoluzione raggiunta quanto per la facilità di controllo dei processi e per la fedeltà cromatica che si vuole raggiungere.
Durare nel tempo
L’altro fattore del successo di questa tecnologia sono gli inchiostri a pigmenti che non si alterano nel tempo. Carte molto spesse senza acidi (acid free) permettono di non essere aggredite da batteri e muffe e che il bianco carta non si ingiallisca. Un processo di invecchiamento tipico della cellulosa del legno. Infatti le migliori carte ed anche le più costose sono in carta cotone (cotton rag). Le foto artistiche devono poter durare nel tempo. Una fotografie Fine Art deve conservare una certa integrità e stabilità cromatica per almeno 100 anni.
Cento anni
La fotografia bianco e nero ai sali d’argento ha già superato il secolo da qualche decennio. In realtà fotografia fine art definisce l’intero processo produttivo che comprende l’elaborazione digitale, i profili corretti di stampa e la qualità del file sorgente della ripresa fotografica che deve avere una risoluzione adeguata all’ingrandimento che si vuole stampare.
Le mie foto artistiche di paesaggi marini
Una volta chiarito cosa sia una foto Fine Art e come dovrebbero essere stampate delle foto artistiche, vorrei qui parlare di come da fotoreporter di viaggio sia diventato un fotografo specializzato in fotografia di paesaggio e di come sia riuscito a stampare le mie foto fine art su grandi formati.
Reporter di viaggio
Viaggiare e fotografare è una maniera molto creativa per conoscere e vivere un paese, un territorio, un luogo lontano più o meno turistico. E naturalmente sei più un giornalista che un artista. Ho incominciato a sentirmi artista quando smisi di fotografare qualsiasi cosa mi girasse intorno: il primo piano di un bambino, un falchetto, un pesce pagliaccio avvolto nel suo anemone, le rovine di un tempio antico, l’interno di un museo… soggetti e tecniche di ripresa così diversi che non ti basta una vita per padroneggiarli professionalmente tutti.
Sul tavolo luminoso
Il momento della verità era quando, appena tornati in studio da un reportage, si ritiravano dal laboratorio di sviluppo i rulli e con il lentino sul tavolo luminoso si prendeva visione del materiale fotografico prodotto . Se qualcosa era andato storto molto spesso era per colpa di un’attrezzature mal funzionante, del poco tempo a disposizione per un buon lavoro. Ma quasi sempre la colpa era di aver accettato un lavoro, un reportage, non adatto alle proprie specifiche e abilità professionali.
Foto subacquee
Lo studio dove avevo iniziato a lavorare come assistente fotografo prediligeva reportage marini. Il mare era uno dei temi più trattati ed io sul mare ci ero nato e cresciuto. Sapevo andare sott’acqua, me la cavavo bene in barca e fin da bambino avevo avuto a che fare con squali, lionfish e murene gigantesche. La fotografia subacquea fu la mia prima specializzazione, ma adoravo anche fare ritratti.
Fotografia naturalistica
Poi mi capitò anche la fotografia naturalistica intesa soprattutto come caccia fotografica. Uccelli e animali selvatici sono difficili da avvicinare ed ecco che scopro i potenti e costosissimi teleobiettivi. Non sempre si hanno le capacità adeguate e le attrezzature per farcela su tutti i fronti. La fotografia di paesaggio era il sottofondo a tutto questo viaggiare e rincorrere pratiche fotografiche diverse.
Mare italiano
Sempre di più mi capitavano lavori editoriali sul mare e le coste italiane. Sempre di più era il paesaggio marino e costiero italiano ad interessarmi. Nacque in me la consapevolezza di avere un progetto ben preciso da espandere ed arricchire con sempre nuovi paesaggi. Forse si incomincia a diventare artisti, a realizzare foto artistiche, quando inconsapevolmente inizi un progetto fotografico solo tuo. Ti imponi uno stile e prima di metterlo a punto ci impieghi del tempo, fai delle scelte stilistiche e ti trovi a volte a dover fare compromessi espressivi tra chi ti commissiona il lavoro e il tuo progetto concettuale ed estetico in cui credi.
Plotter
Nei primi anni 2000 comprai un plotter per realizzare prove colore per le fotografie che pubblicavo nei libri. Allora non erano ancora delle stampanti a getto d’inchiostro con pigmenti cosiddetti Fine Art. Ma la loro qualità cromatica e la loro definizione erano già eccellenti. Inoltre il plotter che avevo comprato aveva già un formato a bobine abbastanza grande per iniziare a sperimentare stampe con ingrandimenti superiori ai soliti piccoli formati a foglio. Sempre di più abbandonai il formato reflex 35mm, se non per le foto subacquee e l’utilizzo di teleobiettivi.
Primi esperimenti
Il mio primo esperimento di stampa in grandi dimensioni la feci con uno scatto in 6×17 a colori. Una spiaggia della Sardegna completamente deserta fotografata dall’elicottero. Rimasi esterrefatto dal risultato. La foto era quasi astratta. Una spiaggia bellissima, normalmente ricoperta di ombrelloni, aveva dei solchi circolari, dei graffi lasciati da una moto. Nell’ingrandimento quei segni lasciati sulla sabbia si erano trasfigurati in graffiti. La loro ottima visibilità era stata possibile grazie al grande formato dello scatto (6×17) e dall’ingrandimento (150 x 60 cm). Inoltre l’increspatura del mare, le piccole onde sul bagnasciuga, avevano una consistenza quasi tridimensionale, grazie ad una luce morbida e laterale.
Titolo opera: Porto Giunco, 1993 / Dimensione: 136 x 96 cm
Grande fotografie Fine Art di Luca Tamagnini
Foto aerea della Spiaggia Timi Ama a Villasimius in Sardegna
Luca Tamagnini Catalogo 1992-003
Prime foto artistiche Fine Art
Da allora iniziai a vedere il paesaggio in grandi formati. Non mi accontentavo più di una doppia pagina di un libro fotografico. Ma ci sono voluti anni prima di iniziare ad usare carte Fine Art. Profili, driver di stampa, compatibilità tra le varie case produttrici di plotter e di carte le ho potute padroneggiare solo dopo aver rottamato il mio vecchio plotter con uno di formato più grande. Una nuova generazione con pigmenti e driver di stampa permetteva di usare quasi tutte le carte Fine Art in commercio.
Digital Dark Room
Oggi ho nel mio studio una cosiddetta “digital dark room”:
- Workstation
- Calibratore colore per tarare il monitor
- Photoshop
- Plotter profilato sulle carte Fine Art che prediligo
Per acquisire e conoscere tutti questi processi non è stato facile ed immediato. Molti fotografi si affidano a stampatori esterni, ma nel mio caso ero ancora troppo innamorato della pellicola, della mia 6×17, del meraviglioso formato quadrato 6×6 delle Hasselblad. Questo per dire che l’immediatezza del digitale non mi ha mai veramente conquistato. Dipendevo esternamente solo per lo sviluppo della pellicola. Per tutto il resto potevo contare sulle sole forze del mio studio.
Scanner professionali
Per arrivare ad un stampa Fine Art e creare foto artistiche da scatti in pellicola bisogna passare da scanner professionali. Ho uno scanner Imacon (Hasselblad) che oltre ad una risoluzione eccezionale ha una messa fuoco precisissima sulle pellicole. La messa a fuoco è uno dei problemi più grossi che gli scanner piani non sono mai riuscito a risolvere. Forse è stato questo il vero motivo che mi ha spinto verso la fotografia a lastre e non verso un dorso digitale per il medio formato.
Grande formato a lastre
Ponza, Arco Spaccapolpi / Luca Tamagnini Catalogo 2018-001
Dal 2018 sto realizzando fotografie con il grandissimo formato a lastre 4×5 pollici. Leggi l’articolo ” Isola Gallinara ” dove racconto uno scatto realizzato con questo formato. Questo formato è molto impegnativo. Scattare con il banco ottico paesaggi marini una vera impresa. Ma il risultato vale la fatica. Ho alzato il tiro della mia ricerca sui paesaggi marini e costieri italiani e con questo formato ho stampe Fine Art davvero eccellenti.
Italia Paesaggio Costiero
Realizzato il libro ITALIA PAESAGGIO COSTIERO nel 2018 oggi il progetto sta evolvendo in una mostra. Il grande formato a lastre mi ha fatto scoprire il formato verticale. Sembra assurdo ma fotografando sempre in 6×6 e in 6×17 i miei paesaggi non si erano mai espressi nel formato verticale. Certo i paesaggi marini, la linea dell’orizzonte, si sviluppano meglio in orizzontale (landscape format). Ma l’incontro a Ponza con l’Arco Naturale Spaccapolpi mi ha svelato il formato verticale anche per i miei paesaggi marini e costieri (portrait format).
Foto digitali
Ogni volta che mi metto a fotografare un paesaggio marino, un faraglione, una spiaggia, un isolotto… ho con me anche una Canon. La precedenza l’ha il banco ottico, ma in digitale realizzo diverse versioni panoramiche con la tecnica del Photo Stitching. Una testa del cavalletto con la messa in bolla, una staffa montata sul corpo macchina mi permettono di scattare in verticale e in HDR. Ora sto diventando troppo tecnico: per saperne di più su questa tecnica leggi il mio articolo ” La Nave di Genga “.
Photo Stitching
Quasi sempre mi bastano 5 scatti verticali per realizzare una foto panoramica con la tecnica Photo Stitching. I file dgital (raw) li assemblo con il software PtGui. Il formato di stampa di queste foto panoramiche è quasi sempre 110 x 50 cm. Con la pellicola 6×17 invece ho maggiore dettaglio e sono riuscito a realizzare foto 2,5 metro per 110 cm.
Foto Fine Art
Formati
Edizioni aperte
Ogni fotografia che decido di stampare non sempre diventa una Fine Art. Con delle carte meno pregiate faccio delle prove di stampa, in vari formati. Le vecchie foto d’archivio prima del 2000 realizzate per la pubblicazione di libri le stampo in edizione aperta. Sono foto in pellicola positiva, fotocolor 6×6 e 6×17 (Kodak EPR o Fuji Velvia). Le edizione aperte sono foto che non hanno nessuna limitazione del numero di copie da stampare.
Edizioni limitate
Gli scatti invece che ho iniziato a realizzare esclusivamente per essere stampati nei grandi formati Fine Art sono in edizione limitata (1 di 12). La pellicola è negativa a colori (Kodk Ektar 100). Uso questa pellicola sia per il formato 6×6 che per il 6×17 ma soprattutto la sto usando per il 4×5 pollici.
Prove d’autore (P.d’A.)
Le prove d’autore (artista) sono le stampe che realizzo quando ho deciso che quello scatto sarà una foto Fine Art. Una di quelle in serie limitata di 12. Le prove d’autore (P.d’A.) servono a testare il risultato cromatico, la messa a punto definitiva dei toni prima di stampare la serie limitata.
Data della ripresa della foto e della stampa
Ogni fotografia del mio catalogo ha con se la data di quando è stata scattata. La foto stampata avrà nella scheda che l’accompagna anche la data di quando è stata stampata.
Specifiche formati negativi
Le mie fotografie analogiche sono nei seguenti formati in pellicola:
▪ Pellicola medio formato rullo 120 – Negativi colore e positivi colore 6 x 6 cm e 6 x 17 cm
▪ Pellicola a lastra piana – Negativi colore 4×5 pollici (10 cm x 12 cm)
▪ Pellicola a rulli 35 mm – Positivi colore (diapositive) 24 x 36 mm
Questo archivio digitale è collegato ad un archivio fisico dove sono conservati gli scatti in pellicola: i fotocolor (positivi-diapositive) i negativi a colori, e le stampe Fine Art.
[LUCA TAMAGNINI]
Articoli correlati
Foto Mare
Paesaggi marini
Foto paesaggi
Paesaggi italiani
Grande libro fotografico di Luca Tamagnini ITALIA PAESAGGIO COSTIERO in vendita sul sito dell’editore Photoatlante