Marzamemi

Marzamemi ha una piazza, con due chiese. La domenica viene il sacerdote a dire messa in quella più grande. L’altra chiesa è quasi un rudere. Era la cappella dei tonnaroti, la chiesetta della tonnara di Marzamemi.

Un borgo a due passi dal mare

Il sacerdote l’ho contattato qualche giorno prima del mio viaggio in Sicilia. Dovevo accedere sul terrazzo accanto alla chiesa. Un punto di vista ideale, per fotografare il borgo di Marzamemi con il mare sullo sfondo. Di sotto, in piazza, quasi non si percepisce che si è a due passi dal mare. Sto parlando della foto che apre questo articolo che ho realizzato in pellicola nel 2018 in formato 6×17 per il mio libro ITALIA PAESAGGIO COSTIERO.

Foto Mare Sicilia. Marzamemi piazzetta del borgo della tonnara con gente e facciata della chiesa dei tonnaroti

Marzamemi, piazzetta / Luca Tamagnini Catalogo 2018-023

Vendicari

Marzamemi si trova sulla costa ionica della Sicilia. Siracusa non è lontana. Il mare di Siracusa, dal Plemmirio a Capo Passero è quello della Sicilia che amo di più. Ci sono luoghi strepitosi come Vendicari. Da Marzamemi è molto vicino, in barca bastano pochi minuti. Consiglio la visita in inverno quando ci sono gli acquitrini pieni di uccelli migratori. Andateci quando il sole non è ancora sorto. Assisterete al sole che colora di rosso ogni specchio d’acqua e i primi canti degli uccelli selvatici vi faranno credere di essere in un safari africano.

Vendicari, 1988 - Torre Sveva e il borgo della tonnara - Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari - Foto di Luca Tamagnini.
Vendicari, 1988 – Torre Sveva e il borgo della tonnara – Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari – Foto di Luca Tamagnini.

Uccelli migratori

Dai miei taccuini di viaggio ho trovato questo testo del 2007 quando feci un lavoro per un libro fotografico sul mare di Siracusa: “Fenicotteri, volpoche, spatole sono a poche decine di metri, il capanno allestito dalla Forestale per i visitatori del parco mi permette di fotografare senza essere visto. La sagoma di un chiurlo si stacca nel riflesso dorato del sole che sta sorgendo dal mare, il suo lungo becco, con una curvatura ad arco molto pronunciata, lo rende inconfondibile.” 

La tonnara e la Torre Sveva

Oltre gli stagni, la sagoma delle rovine di una vecchia tonnara in riva al mare. Per raggiungerla si passa dalla sua spiaggia, una delle più belle della Sicilia. Tra gli edifici della tonnara, un’antica torre che ha le dimensioni e l’imponenza di un piccolo castello. Le origini sono sveve, ma deve aver subito molti rimaneggiamenti. Per gli uccelli migratori l’Africa è molto vicina, come lo fu per i pirati saraceni, che da Tripoli, Tunisi, Algeri, venivano su queste coste per depredare e rapire la povera gente di questi latifondi. Le masserie, qui, sembrano fortini, i contadini vi trovavano rifugio, si barricavano all’interno e cercavano di resistere fino all’arrivo di rinforzi.

Spiaggia di Calamosche

Spiagia di Calamosche, Vendicari, 1988 - Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari - Foto di Luca Tamagnini.
Spiagia di Calamosche, Vendicari, 1988 – Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari – Foto di Luca Tamagnini.

Un sentiero percorre la costa, tra il mare e gli stagni. Il paesaggio di questo tratto di costa siciliana è armonioso, a 360° lo sguardo si perde tra l’infinito del mare e gli specchi d’acqua degli stagni che una volta funzionavano come saline. Il sentiero litoraneo della Riserva Naturale di Vendicari porta ad altre spiagge, Calamosche è la più intima, qui sopra una mia foto scattata da cielo nel lontano 1988.

Le colonne sott’acqua di Marzamemi

Ma torniamo a Marzamemi che è il vero motivo di questo articolo. Questo tratto di mare è ricco di relitti di navi di tutte le epoche. Appena poco fuori dal porto di Marzamemi in pochi minuti di gommone ci si tuffa nella storia, si nuota in un immenso sito di archeologia subacquea. Su un fondale poco profondo a qualche centinaio di metri dalla costa, giace il relitto di una nave antica del III sec. d.C.. È stato stimato che raggiungesse la stazza di circa 200 tonnellate, ma i suoi resti sul fondo sono ormai invisibili. Alla vista del suo carico si rimane sbigottiti. Colonne di marmo, blocchi di pietra giganteschi, quello più grande di 40 tonnellate, è lungo 6 metri. Il tutto destinato alla costruzione di qualche edificio monumentale. Per maggiori dettagli vedere articolo di Justin Leidwanger della Stanford University

Marzamemi 2007 - Relitto delle colonne, archeologia subacquea, III sec.d.C. - Foto di Luca Tamagnini
Marzamemi 2007 – Relitto delle colonne, archeologia subacquea, III sec.d.C. – Foto di Luca Tamagnini
Marzamemi 2007 - Relitto delle colonne, archeologia subacquea, III sec.d.C. - Foto di Luca Tamagnini
Marzamemi 2007 – Relitto delle colonne, archeologia subacquea, III sec.d.C. – Foto di Luca Tamagnini

Capo Passero

Mareggiate e tempeste sono state sicuramente la causa di tante tragedie. Capo Passero con la sua isola sono poco più a sud di Marzamemi, siamo nell’ultimo tratto di mare dello Jonio, prima di scontrarsi nelle acque del Canale di Sicilia, tratto di mare temuto, e dall’antichità ad oggi sempre molto frequentato. Capo Passero è l’estrema punta sud-orientale della Sicilia, ed è anche una piccola isola lunga poco più di un chilometro e larga solo 500 metri.

Portopalo di Capo Passero, 2007 - Il-piccolo molo di Scalo Mandrie - Foto di Luca Tamagnini.
Portopalo di Capo Passero, 2007 – Il piccolo molo di Scalo Mandrie – Foto di Luca Tamagnini.

L’Isola di Capo Passero

Nel 2007 quando ci passai per realizzare alcune foto il suo forte era appena stato restaurato. Il luogo è molto bello, ci sono stato dopo l’estate. Si dice che nella fortezza avessero anche i cavalli. Quest’Isola è separata dalla terraferma da un breve braccio di mare, molto poco profondo. Con la bassa marea la guarnigione poteva attraversarlo in sella ai loro cavalli. In età antica il livello del mare era più basso e l’isola era un tutt’uno con la terraferma. Il capo aveva un altro nome: Capo Pachino. Un nome che è anche quello di un paese non molto lontano da qui. Il borgo marinaro di Marzamemi, con gli edifici della tonnara è una frazione del comune di Pachino. Un paese che in realtà è molto meno antico di Marzamemi. A metà del 1700 Pachino è stato costruito lontano dal mare come feudo agricolo.

Tonnare

Prima di coltivare intensivamente i pomodori e tanti altri prodotti agricoli, la ricchezza arrivava dal mare, dalle tonnare. In tutta la Sicilia ci sono quasi 80 tonnare, da anni sono tutte inattive. Nei secoli passati erano molte di più. Su questa costa, la tonnara di Marzamemi non è l’unica, in provincia di Siracusa sono più di una decina. La Tonnara di Portopalo è ancora più grande di quella di Marzamemi. Ma non è un luogo fruibile, i suoi edifici non hanno nessuna funzione, con nessun ritorno turistico come è invece successo per Marzamemi. La Tonnara di Vendicari, l’ho già nominata e grazie al Parco Naturale, alla Torre Sveva, alla spiaggia è uno dei paesaggi costieri più belli della Sicilia orientale.

Tonnara di Santa Panagia

Anche Avola e Noto avevano una Tonnara. Le altre sono ad Ognina,(vicino Fontane Bianche) Terrauzza (Plemmirio) ed infine Santa Panagia, a nord di Siracusa. I suoi ruderi li ho visti sgretolarsi negli anni. Un peccato non averla salvata quando ancora era un complesso di edifici integri, un borgo marinaro unico, inserito in un piccolo fiordo. L’abbandono e il vandalismo sono state la sua sciagura. Finalmente nel 2014 partono i lavori per salvarla. Ma ad oggi, dopo vari intoppi burocratici, gli edifici della tonnara non sono ultimati. In un articolo di fine 2019 il giornale Siracusa Oggi.it informa di nuove scoperte archeologiche sotto gli edifici della tonnara e denuncia furti al cantiere. La Tonnara di Santa Panagia diverrà molto probabilmente il museo del mare di Siracusa.

Un modello per un turismo culturale

La Tonnara di Marzamemi con la sua piazzetta da qualche decennio è diventato un luogo d’incontro, un richiamo turistico importante. Marzamemi rappresenta per me un paesaggio costiero antropizzato che è ancora in sintonia con la storia del Mediterraneo. Marzamemi può ancora migliorare, ne sono sicuro. Nella Sicilia orientale forse Marzamemi potrebbe diventare un modello per un turismo culturale legato al mare che va oltre la stagione balneare.

Patrimoni culturali siciliani legati al mare

Le tonnare, sono un patrimonio culturale molto importante. Recuperare i luoghi, le strutture sul mare di quello che resta un dovere. In Sicilia lo si sta facendo da diverso tempo ma con mille avversità. La Tonnara di Favignana, molto lontana da qui, è oggi un museo del mare importante. Oltre a conservare la memoria di una delle ultime tonnare che hanno smesso l’attività, custodisce reperti archeologici trovati in fondo al mare.

Museo archeologico subacqueo

Negli edifici della tonnara di Favignana si trova un museo archeologico subacqueo davvero unico, dove si possono ammirare i rostri della Battaglia delle Egadi. Una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni.

Omaggio a Sebastiano Tusa

Chiudo questo articolo omaggiando l’archeologo che è stato l’artefice di questa ricerca e scoperta straordinaria: Sebastiano Tusa recentemente scomparso. Mai era successo che l’archeologia subacquea ci fornisse riscontri storici di un evento bellico di tale portata. Sto parlando della battaglia finale della Prima Guerra Punica (241 a.C.). Spero a breve di poter tornare a Favignana per visitare la tonnara e il suo museo. Tornare in Sicilia è sempre una gioia e visitare le sue isole minori un piacere dell’anima.

[LUCA TAMAGNINI] 31 gennaio 2020


Link al sito della casa editrice del libro fotografico di Luca Tamagnini: Italia Paesaggio Costiero

Qui la storia di come ho realizzato il mio libro fotografico sui paesaggi costieri italiani


Dove mi sono documentato per scrivere questo articolo

I Relitti di Marzamemi / Leidwanger, J. 2016. “I Relitti di Marzamemi.” Mirabilia Maris: Tesori dai Mari di Sicilia, edited by F. Agneto, A. Fresina, F. Oliveri, F. Sgroi, and S. Tusa, 185-187. Palermo: Regione siciliana. Justin Leidwanger

Battaglia delle Egadi – Sebastiano Tusa


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