Porto Clementino
Paesaggio costiero archeologico del Lido di Tarquinia
Porto Clementino è ciò che rimane di una banchina che un Papa nel 1700 (Clemente XIII) fece restaurare e riattivare sui ruderi dell’antico porto etrusco e poi romano. L’altro nome di Porto Clementino è Porto di Corneto. Siamo sul Lido di Tarquinia e Corneto è il nome della città che in epoca fascista fu ribattezzata Tarquinia, una delle città etrusche più potenti, “la più ricca d’Etruria” secondo Cicerone. Costruita in collina, lontana dalle paludi litoranee e dalla piaga della malaria è giunta fino a noi nella sua veste medioevale piena di torri e protetta da alte mura. La sua necropoli etrusca è un bene culturale preziosissimo, le sue tombe dipinte sono patrimonio dell’umanità UNESCO.
Porto Clementino e Gravisca
Dalle fonti antiche si conosceva l’esistenza di un porto etrusco nei pressi di Tarquinia, chiamato Gradisca. Solo nel dopoguerra, grazie alle rilevazioni fotografiche aeree, è stato scoperto un centro urbano più esteso rispetto ai ruderi di Porto Clementino. Gradisca era una vera e propria città, con una piazza, un tempio, strade e abitazioni. La sua grandezza non è stata del tutto chiarita, poiché le Saline di Tarquinia e la costa hanno subito molte trasformazioni e non hanno permesso di definire la sua reale dimensione. La voce GRAVISCA dell’ Enciclopedia Treccani dell’Arte Antica riporta che era un centro abitato fin dal VI secolo a.C..
Quando mi sono affacciato su Porto Clementino non avrei mai immaginato che questo paesaggio marino avesse in serbo una complessa stratigrafia e che quel rudere sul mare facesse parte di una città molto antica. Una città portuale etrusca, ma con origini anche greche. Gli studiosi ritengono che probabilmente fu fondata dai Greci di Focea. Una stirpe che in Italia aveva già fondato diverse colonie sul Tirreno e nel Mediterraneo occidentale (Marsiglia). Con il drone questo paesaggio costiero si svela in tutta la sua complessità e fascino, tra la natura protetta delle Saline di Tarquinia, il mare e gli scavi archeologici in continua evoluzione.
Porto Clementino etrusco
La parte etrusca è quasi completamente sommersa ed è la parte più importante del porto. Porto Clementino aveva una struttura semicircolare con un diametro di quasi 20 metri. Tra i massi squadrati di pietra calcarea sono sopravvissute quattro chiavi a “T” (vedi foto): una tecnica costruttiva unica nel suo genere.
Massi a “T”
Queste pietre a “T” saldavano i blocchi per dare maggiore resistenza alla furia delle tempeste. Non dimentichiamoci che gli Etruschi hanno trasmesso ai Romani la tecnica di come costruire gli archi autoportanti formati proprio da massi squadrati perfettamente combacianti. Ho cercato i massi a forma di “T” ma non li ho trovati. La foto che qui pubblico è di qualche decennio fa. In un’altra foto dello stesso periodo ho notato che al molo di Porto Clementino manca un piano quasi a livello del mare che l’erosione delle onde ha fatto crollare.
Erosione costiera
Porto Clementino è da diversi secoli quasi tutto in fondo al mare. Opere dell’uomo così antiche annientate dall’erosione del mare ci aiutano a capire il fenomeno nella sua dimensione millenaria. I siti archeologici costieri sono spesso minacciati dall’erosione costiera, che può essere causata da fattori naturali o antropici. Da qualche anno fotografo coste italiane in erosione: in questi due articoli Erosione costiera e Dune costiere tratto la complessità del fenomeno dell’erosione costiera sul litorale di Roma.
Porto Clementino e l’urbanizzazione della costa
L’assalto del cemento su questa costa ha ostacolato il lavoro degli archeologi. La lunga spiaggia del Lido di Tarquinia è stata urbanizzata senza alcun rispetto per il patrimonio storico e culturale del luogo. Gravisca (Porto Clementino) era collegata a Tarquinia dal fiume Marta, che era navigabile in epoche antiche. In proporzioni diverse, possiamo immaginare la stessa funzione strategica del porto di Ostia (Portus) sulla foce del Tevere per Roma. I modelli di sviluppi urbani legati alla rete marittima commerciale sono tra le prime cause del successo di civiltà mediterranee durate molti secoli. Sulla costa, il mare annienta e nasconde anche i resti di tali civiltà millenarie. I paesaggi marini antichi sopravvissuti come Porto Clementino meritano più attenzione: salviamo il salvabile prima che sia troppo tardi.
[LUCA TAMAGNINI]
30 ottobre 2023