Trieste Molo Audace
Sono a Trieste all’alba, sul Molo Audace. Ho i guanti per il freddo, il metallo del cavalletto è intoccabile a mani nude. Ho fretta, devo scattare una foto prima che il sole spunti oltre i palazzi dietro le mie spalle. Il molo è deserto ed è l’unica cosa positiva. Scatto e me ne vado. Una foto 6×6, fatta con una Hasselblad Super Wide (pellicola negativa a colori). Solo due inquadrature leggermente diverse. Il molo e il mare sullo sfondo. In cielo nessuna nuvola e l’orizzonte si percepisce appena. Una nave lontana e una leggera brezza gelata sono gli unici elementi animati di questi attimi triestini di un febbraio del 2018.
Castello di Miramare
Molo Audace è un paesaggio costiero di Trieste molto famoso. Lontano e isolato dalla città esiste un altro luogo altrettanto importante per Trieste: Il Castello di Miramare. Il giorno prima vi avevo fatto una visita e scattato qualche foto con risultati mediocri. Il giardino era in restauro e fotografare il posto è stato quasi impossibile. La storia del suo creatore, Massimiliano d’Asburgo, arciduca d’Austria, imperatore del Messico è un personaggio che val la pena conoscere. Leggere la sua storia sulla Treccani Online ne vale la pena.
Porto di Trieste
Il porto di Trieste è immenso, sono tanti i moli, le “Rive” della città. Il Molo Audace è quasi la continuazione della piazza più importante di Trieste: Piazza Unità d’Italia. Un molo costruito per velieri e vapori di altri tempi. Il Molo Audace torna ad avere tante barche attraccate solo durante la famosa regata di Trieste: la Barcolana.
Le merci di questi tempi vengono trasportati nei container e Trieste ha il suo grande porto commerciale oltre l’Ex Faro a sud del centro storico. Oggi i porti sono “Hub”: un termine inglese che significa “mozzo”, “fulcro” attorno a cui si muovono i container. Aree doganali immense hanno reso i porti inaccessibili e il contatto con il mare impossibile. Trieste è anche un importante porto per le petroliere, perché da qui parte l’oleodotto transalpino TAL.
Trieste ha avuto sempre un contatto con il mare grazie alle sue “Rive “ il bel lungomare di Trieste molto vissuto dalla città. Il Molo Audace sta sulla Riva Mandracchio e sembra quasi una passerella scenografica pensata più per incantare che per funzioni di attracco e sbarco.
Il porto delle merci e dei passeggeri è stato per secoli il centro della città e il Molo Audace ha avuto fin dal ‘700 un altro nome: Molo San Carlo, cuore del vecchio porto. Come anche la piazza Unità d’Italia, aveva un altro nome: Piazza Grande. Un bel nome italiano che gli austriaci non si permisero di cambiare.
Esuli d’Italia
La retorica del patriottismo è ancora molto sentita da queste parti, ed è buffo sentirsi raccomandare di fare attenzione a quali nomi usare per città ed isole della Croazia e della Slovenia. In un circolo nautico triestino gli antichi nomi veneziani d’Istria e Dalmazia evocano una nostalgica appartenenza perduta. Gente radicata da generazioni alla costa istriana e dalmata che ha dovuto lasciare per sempre le loro case finita la Seconda Guerra Mondiale. Isole, città e porti dove erano nati, dove i loro avi per secoli ci avevano vissuto.
Gli eventi del dopoguerra hanno lasciato segni terribili in questa città più della guerra stessa. L’ultima ondata di migrazione italiana è avvenuta propria da questa città. Sono tanti i triestini, gli istriani, i dalmati sparsi in tutta Italia, nelle Americhe, in Australia.
Guerra Fredda
Ai tempi della guerra fredda il confine con la ex Jugoslavia era una frontiera che divideva in maniera netta una costa adriatica che è sempre stata molto permeabile alle dominazioni di civiltà e imperi mediterranei.
La tragedia della guerra dei Balcani degli anni ‘90, non ha coinvolto noi italiani perchè gli italiani non c’erano più in quelle terre. Il Fascismo, la seconda Guerra Mondiale, l’occupazione Nazista, i partigiani comunisti di Tito, hanno recato ferite mai del tutto rimarginate da queste parti. Esodi di massa hanno segnato profondamente il grande Golfo di Trieste.
Porto di Trieste, Container dal cielo / Luca Tamagnini Catalogo 1991-029
Ma Trieste e il suo porto così strategico sono tornati al centro della logistica mondiale dei trasporti navali. La Cina, il raddoppio del Canale di Suez, fanno di Trieste il porto italiano con più movimento merci d’Italia.
Via della Seta
La via della seta oggi è uno slogan cinese. La storia del mondo vorrebbe rimettere al centro il Mediterraneo o è il Mediterraneo che si sta prendendo una rivincita?
Dopo Trieste sono andato a Venezia. Sono giunto in Laguna da est, ho preso il vaporetto per Piazza San Marco da una delle bocche che collegano la laguna al mare. Venezia era una bolgia infernale di turisti mascherati per il carnevale. Sono scappato via e mi sono rifugiato alla Giudecca.
La Giudecca e il Molo Audace di Trieste sembrano due mondi molto lontani, eppure da quell’alba triestina a quello sbarco a San Marco era passata solo mezza giornata.
Gli spazi e la geografia delle nostre coste ti permettono viaggi incredibili. La magia del Mediterraneo è anche nella sua piccola dimensione geografica. A poche miglia di mare quante identità e paesaggi si possono conoscere e vivere.
Il Molo Audace ha preso il nome da una nave militare Italiana che per prima nel 1918 attraccò a Trieste dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Un attracco che ha fatto di Trieste per la prima volta una città d’Italia, nonostante la maggioranza dei Triestini si siano sempre sentiti italiani. Venezia invece è sempre stata veneziana (eccetto il breve periodo austriaco) padrona per quasi tutto il medioevo dell’Adriatico.
Venezia, Giudecca vista dal cielo, 1991 / Luca Tamagnini (fuori catalogo)
Marco Polo
I mercanti veneziani sono stati i primi a disegnare sulle mappe le vie della seta. Marco Polo ce l’ha raccontata e Marco Polo era si Veneziano ma pare sia nato a Curzola in Dalmazia. Dico pare perchè non è così certo. Il nome croato è Korčula e da quelle parti sono molto orgogliosi di aver dato i natali ad una star della storia del Mediterraneo, diventato adesso molto popolare in Cina.
Marco Polo è fuggito dalla Cina dopo esserci stato per molto tempo. Un Khan Mongolo aveva bisogno dei suoi servigi e non voleva che tornasse a casa. Marco Polo viaggiava per lui in tutta la Cina e scriveva relazioni e racconti di quei viaggi. Il Kan aveva bisogno di uno straniero, della visione oggettiva di un mercante occidentale per capire i cinesi e l’immensità della Cina. Marco Polo riuscì a tornare a Venezia via mare attraverso il Mar Cinese, l’Oceano Indiano e il Mar Rosso. Con il Canale di Suez il viaggio per mare non si interrompe e il Mediterraneo ci porta direttamente nel cuore d’Europa.
Oggi avremmo noi bisogno di un Marco Polo capace di vedere il mondo che la Cina sta immaginando a sua misura. Una misura che non siamo in grado di capire e cogliere. La Venezia di oggi è troppo presa dal suo turismo di massa per vedere il suo futuro nella nuova via della seta cinese.
Forse a Trieste ci sarà qualcuno capace di divenire il nuovo Marco Polo, magari un esule dalmata, uno sloveno che parla tutte le lingue del mondo. Forse Trieste potrebbe far conoscere ai cinesi la sua travagliata storia. Il Marco Polo di questi tempi dovrebbe raccontare al grande Khan di oggi chi vive sul Mare Adriatico. Le sue coste popolate da genti molto diverse ma quasi tutte disposte ad accogliere chi ci viene per scambiare cultura tecnologia marinara o modelli economici vincenti.
Trieste, cuore italiano d’Europa
Il ‘900 è stato un secolo per Trieste molto travagliato, tante cose le sono successe, ma è ancora lì con il suo porto e la sua gente disposta a credere che il mondo globalizzato è a due sensi e un’occasione per tutti.
I Triestini sono un popolo colto e conosce bene la storia del Mediterraneo, di Venezia e del suo declino. Gli Imperi quando si sono mossi contro Venezia (Turchi e Spagnoli) l’hanno stritolata, troppo sola e senza alleati potenti per resistergli.
Trieste invece è forse la città tra le più europee d’Italia e del Mediterraneo e l’Europa è un grande e potente alleato su cui contare. Perché da soli si fa poca strada contro gli imperi della globalizzazione moderna.
[LUCA TAMAGNINI] 4 gennaio 2019
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